Nonostante questi distinguo, la pratica della guerra non ha subito flessioni nel corso del tempo, né, fino ad oggi, da parte dei credenti cristiani, è stata manifestata la volontà di ritornare all’autentico spirito di Cristo, che è contrario a qualsiasi forma di violenza. A tutt’oggi, il pacifismo cristiano rimane una sorta di modello-fantasma, qualcosa al quale tutti dicono di ispirarsi, ma a cui nessuno mostra di credere. È stato proprio questo atteggiamento equivoco che ha scatenato la secca reazione di Nietzsche. Secondo il filosofo, il motore del mondo è la volontà di potenza degli uomini, che li spinge alla lotta competitiva per l’autoconservazione e il potere. Alla fine, i migliori dominano il mondo, mentre i perdenti sviluppano la «morale», che, di fatto, declassa il superuomo ed esalta la mediocrità. Questa morale è sostenuta, continua Nietzsche, dai cristiani, che sono “la specie degli uomini odierni più ingenua e retrograda” (1994: 83). Nietzsche ha equivocato: non si è accorto che il pacifismo contenuto nella morale cristiana è solo di facciata. Se avesse guardato con più attenzione ai fatti, avrebbe notato che i cristiani si sono dedicati alla guerra non meno di altri gruppi umani non credenti.
Nessun commento:
Posta un commento