Certo, perché una guerra possa essere ritenuta davvero giusta, secondo i giusnaturalisti, devono esserci dei limiti all’uso della forza. Così Grozio esige che il nemico non sia deprivato della sua qualità di uomo e impone il rispetto dei civili, dei feriti, dei malati, dei prigionieri, ma anche degli oggetti privi di interesse militare, come i luoghi di culto, le tombe, le opere d’arte. Su tali basi vengono redatte le convenzioni dell’Aia (1899 e 1907), che impongono una regolamentazione ai conflitti armati, il protocollo di Ginevra (1925), che vieta l’impiego di armi chimiche e batteriologiche, e la Convenzione che proibisce l’uso di armi a frammentazione, di mine e di ordigni incendiari (1980). Queste convenzioni, tuttavia, spesso vengono disattese. Lo stesso diritto internazionale tradizionale appare inadeguato sotto il profilo della giustizia, poiché tende a “favorire le potenze forti o di media grandezza” (CASSESE 1994: 482), a scapito di quelle più deboli.
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